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di Elena Ferrara

E’ rivoluzione all’Osservatore Romano. L’edizione del 15 agosto segna una svolta nel quotidiano, un tempo paludato e noioso organo prodotto dalla macchina propagandistica d’Oltretevere. Ora, con un Papa nuovo e un direttore nuovo, arriva in prima pagina la riproduzione a colori di una copertina classica della serie “Tex”, quella con Tex “sul sentiero dei ricordi”. E così l’organo di Ratzinger rompe una consolidata tradizione che voleva sbattute in prima solo le immagini dei Papi, dei Santi, delle monache e di tutto il repertorio iconografico prettamente religioso. Arriva Tex e sbaraglia tutti con un titolo forte che lo indica come un personaggio che difende i più deboli e che fa della giustizia la sua missione. Eccolo, quindi, il nostro eroe narrato dal giornalista Roberto Genovesi che riempie varie colonne del quotidiano vaticano. L’occasione per la rievocazione e l’elevazione all’altare dell’organo vaticano si deve al fatto che il più longevo ranger della storia del fumetto compie sessant'anni e sarebbe facile aggiungere che non li dimostra, se non fosse che il fardello sulle spalle è fatto di oltre seicento storie, ormai tradotte in decine di Paesi, che portano la firma di alcuni tra i più importanti disegnatori e sceneggiatori della storia del fumetto italiano e internazionale. Genovesi ricorda che questo eroe della frontiera made in Italy arriva nelle edicole sotto forma di strisce disegnate subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale per raccontare storie di indiani e cow boy a un popolo che esce stremato da un conflitto devastante dal punto di vista del sacrificio di vite umane ma anche sul piano morale.

Una scoperta, quindi, mentre i fantasmi del fascismo e delle leggi razziali erano un peso ancora insopportabile nonostante la democrazia si fosse appena affacciata. E così la presenza di un giustiziere americano dalle idee chiare, capace di distinguere, "senza se e senza ma", il buono dal cattivo, non giunse a sproposito lungo il lento cammino della ripresa.

La storia del fumetto ci ricorda che dopo un breve periodo vissuto "da spalla", Tex diventa il protagonista assoluto ed esclusivo della fantasia di Gian Luigi Bonelli e del disegnatore Aurelio Galleppini (Galep). Ed è con il 1948 che arriva in edicola “Il totem misterioso”, la prima avventura grafica in vignette a sviluppo orizzontale di un pistolero nato dall'ispirazione del negozio milanese "Tex Moda" ma destinato a diventare il protagonista del fumetto più venduto della storia italiana. ”Tex – scrive Genovesi - si dimostra subito un eroe interclassista. Piace a operai, studenti, intellettuali e politici. Eppure non ha un carattere dalle mille sfaccettature, non ha una psicologia complessa e le sue azioni sono spesso dettate da scelte nette”.

A poco a poco l’Osservatore Romano ricostruisce le avventure di questo rangers che tanto ha appassionato i giovanissimi delle parrocchie e non solo. A coinvolgere i lettori sono le storie di un personaggio che vuole difendere i deboli e assicurare alla giustizia i delinquenti. Ma Genovesi avverte: ”Ciò su cui si potrebbe opinare è il metodo. È evidente come il vecchio West non sia lo scenario più adatto per cercare eroi senza macchia e senza paura e Tex non fa certo la figura del santarellino. I suoi metodi sono sbrigativi ma pregiudizialmente violenti. Se può scegliere non spara; se può preferisce le manette al piombo della colt, anche se i suoi sceneggiatori non lo mettono troppo spesso nella condizione di riflettere.

Comunque l’organo vaticano assolve il ranger perché “resta sempre in sospeso sulla sottile e invisibile fune del politically correct grazie a una serie di tessere biografiche che ne fanno un personaggio rispettabile. Aquila della Notte, come lo chiamano i suoi amici navajos, è stato infatti marito esemplare, anche se per breve tempo, della pellerossa Lilyth, morta prematuramente per un'epidemia di vaiolo causata ad arte da contrabbandieri di liquori e armi. Poi è stato fedele custode della memoria della consorte da cui ha avuto un figlio, Kit, che a un futuro in accademia preferirà una vita più incerta sulle orme del padre. Esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno”.

Detto tutto questo è anche vero che Tex è portatore di comportamenti irreprensibili dettati da valori non negoziabili, ma al contempo si rende protagonista di azioni che spesso sconfinano nel giustizialismo. Ma è forse questa ambiguità di fondo che è sempre piaciuta ai suoi lettori che hanno di fronte un eroe comunque sano nella sua durezza. I valori morali accettati nella seconda parte della sua vita, quella della maturità, non sono mai in discussione. I nemici sono trattati con disprezzo ma solo se irriducibili. E solo fino a quando non s’intravede in loro una pur minima possibilità di redenzione. “Non siamo di fronte a un antieroe o a un eroe negativo, a un protagonista che accetta di convivere con il male e con tutte le sue conseguenze anche superficiali. Non siamo di fronte a un uomo che si sforza di accettare le sfumature del vivere moderno fatto di compromessi, perché nelle storie di Tex il bene è sempre, chiaramente distinguibile dal male e non vi sono strade alternative a quelle buone e giuste per raggiungere l'obiettivo finale”.

L’Osservatore Romano prosegue poi con altre celebrazioni sempre in onore di Tex Willer. Lascia la parola a Tito Faraci che viene presentato come “uno dei talenti più interessanti della nuova generazione italiana di autori di fumetti” il quale “dopo aver firmato molte storie di altri personaggi famosi come Topolino e Diabolik, è stato chiamato a immaginare le nuove avventure di Aquila della Notte”. Ed è a Faraci che l’organo vaticano avanza la domanda relativa al perchè lettori di “estrazione culturale tanto diversa” siano appassionati alle azioni di Tex. Faraci risponde che Tex è un personaggio dai “tratti limpidi” con un profondo senso della giustizia che è anche al di sopra del concetto di legge.

Faraci fa notare che “quando vediamo rappresentanti delle istituzioni come sceriffi, rangers o giudici che nelle sue storie appaiono corrotti o insensibili ai bisogni dei più deboli, capiamo che per Tex giustizia e legge possono anche non coincidere nel significato e nei valori. E quando Tex uccide, è evidente che lo fa a livello simbolico. Per questo trovo sbagliato fare un calcolo di quanti banditi abbia ucciso nelle sue storie perché ogni storia è sempre come se fosse la prima, un po' quando si racconta una favola più volte. Sappiamo come va a finire perché la conosciamo, ma quando la raccontiamo, in quel momento, si svolge nell'immaginario di chi ascolta, per la prima volta. Quello che piace ai suoi lettori, siano essi operai, impiegati o intellettuali è quel suo dna positivo che lo fa agire sempre in modo corretto. Non spara mai alle spalle, non uccide se può permettersi di disarmare, non estrae mai la pistola per primo e, quando è costretto a sparare, lo fa senza compiacimenti. Tex porta nelle sue storie la complessità della vita senza mai nasconderne le difficoltà. Per questo piace a un pubblico maturo non solo d'età, ma anche di testa”. L’Osservatore, per ora, si ferma qui. Ma non si escludono altre sorprese.