Stampa

di Alessandro Iacuelli

Sale l'allarme nucleare in Giappone, giorno dopo giorno. Ogni giorno sembra che si sia arrivato al massimo allarme possibile, e ogni giorno si va oltre. Adesso siamo alla certezza che nel suolo sono state rinvenute tracce di plutonio. A renderlo noto è la Tepco, la controversa società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima. Ad un primo esame, sembrerebbe che il plutonio sia fuoriuscito dalle barre di combustibile del reattore numero 3 danneggiato dal terremoto, e non sarebbe mai dovuto fuoriuscire, non ci sono parametri di sicurezza che tengano, e neanche scuse del tipo "l'evento sismico è andato oltre ogni previsione".

Il Plutonio non può e non deve mai entrare contatto con l'ambiente. Viene definito infatti come "la sostanza più pericolosa al mondo", il che è già sbagliato per definizione: si tratta di un elemeno transuranico pesante, incompatibile con la vita nell'intero universo, pertanto non esiste al mondo, e neanche in altri mondi, ma viene realizzato artificialmente dall'uomo.

Nel frattempo oltre mille persone, tra residenti locali e addetti alle squadre di soccorso, sono state sottoposte a test per valutarne la contaminazione. Forse prematuro: occorrono almeno 30 giorni per vederne gli effetti, primo tra tutti una violenta diminuzione dei linfociti nel sangue, che può portare alla morte rapidamente. Non cessa di tremare la terra un'altra scossa di terremoto di magnitudo 6,4 della scala Richter è stata registrata nel nordest del Giappone.

La situazione nella centrale nucleare resta gravissima e spesso fuori controllo, ad ammetterlo è stato il capo dell'Agenzia nucleare nell'Onu. Intanto, Anne Lauvergeon, presidente del colosso francese del nucleare Areva, è arrivata in Giappone per offrire aiuto contro la crisi nucleare. La manager, secondo quanto riferisce l'agenzia Kyodo, è accompagnata da cinque esperti nucleari, specializzati nelle tecniche di rimozione dell'acqua contaminata accumulatasi all'interno di reattori danneggiati. In realtà, l'Areva procede per conto delle aziende nipponiche alla lavorazione del mox, il combustibile misto fatto di ossidi di uranio e plutonio, utilizzato nel reattore n.3.

Il resto del mondo? Si sente impotente, e con ragione. Nella mattinata di mercoledì scorso, una preoccupante uscita di fumo è comparsa a Fukushima Daini, la centrale gemella dell'impianto Daiichi, quello danneggiato. La nube si è levata dalla sala comandi della centrale elettrica che alimenta le turbine di uno dei reattori di Daini e immediatamente è scattato l'allarme.

Le notizie non sono confortanti neanche riguardo al tasso di iodio radioattivo nel mare, a 300 metri dalla centrale nucleare, che risulta essere 3.355 volte superiore al limite di legge e molto di più se invece seguiamo i limiti del buon senso, della chimica, della biologia. A rendere noti i valori è stata l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vicedirettore dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha provato a minimizzare ricordando come la popolazione locale sia stata allontanata e come l'attività di pesca nella zona sia stata vietata. Non solo non basta, ma minimizzare gli incidenti nucleari è quanto di più criminale possa fare un'istituzione pubblica. Alla fine, il vicedirettore ha comunque ammesso di brancolare nel buio, e di non conoscere le cause dell'aumento del livello di radiazioni.

Il governo di Tokyo, secondo quanto si è appreso, starebbe valutando la possibilità di coprire i tre reattori danneggiati per ridurre le emissioni radioattive e di utilizzare un'autocisterna per sbarazzarsi dell'acqua contaminata persente nell'impianto. Chissà come, viene da chiedersi. Il governo starebbe pensando di ricorrere a delle coperture speciali per i tetti e per le pareti degli edifici esterni dei reattori numero 1, 3 e 4. Un altro piano preso in valutazione, prevede di ancorare un'autocisterna nell'Oceano Pacif

co, vicino ai reattori 1 e 4, per eliminare l'acqua radioattiva rinvenuta nella sala macchine e in un tunnel in prossimità del reattore 2. Il portavoce del governo di Tokio ha annunciato, però, la soluzione più probabile - nel lungo termine - è quella dello smantellamento totale delle centrali di Fukushima: l'Esecutivo giapponese, spinto dallo choc del Paese per quello che sta accadendo, potrebbe decidere per questa mossa drastica, ma deve affrontare le ritrosie della Tepco che vorrebbe chiudere solo quattro reattori. Intanto, il governo degli Stati Uniti ha fatto sapere che invierà un gruppo di robot in Giappone per cercare di riprendere il controllo della situazione a Fukushima.

La stessa Tepco ha già annunciato che i reattori 1, 2 3 e 4 saranno probabilmente chiusi, ma anche il destino delle unità 5 e 6 sembra segnato e nessuno pensa più di costruire i due nuovi reattori nucleari che erano previsti nell'area. I reattori 1, 2 e 3 probabilmente sono inservibili a causa dei danni che avrebbero subito e che non si potranno davvero conoscere fino a che non verranno completamente stabilizzati. L'unità 4, nonostante fosse fuori servizio al momento dello tsunami, ha subito gravi danni all'edificio del reattore, con un'esplosione di idrogeno ed incendi nei dintorni della piscina del combustibile esausto, che potrebbe aver subito danni.

Il terremoto dell'11 marzo sembra aver spazzato via, mostrandone tutta la vulnerabilità e portando a galla e facendo esplodere tutte le magagne nascoste, quello che era destinato a diventare il più grande distretto nucleare del mondo: in totale, nello spazio di soli 25 Km di costa, i reattori esistenti e quelli in progetto sarebbero arrivati ad almeno 13, per circa 12.000 MWe, il 7,5% dell'elettricità del Giappone, un Paese dove il nucleare fornisce, anzi forniva, il 30% dell'energia.

Ora il governo di Tokyo è veramente nei guai: aveva promesso che il nucleare entro il 2017 avrebbe rappresentato il 40% della produzione di energia del Paese, ma i pasticci post terremoto della Tepco e lo tsunami hanno fatto emergere l'opacità del nucleare giapponese e l'ingordigia delle grandi multinazionali complici dello Stato, per non parlare dell'utilizzo del Mox che il governo voleva incrementare come combustibile nucleare e che i giapponesi hanno scoperto sulla loro pelle essere molto pericoloso. Anche il Giappone dovrà cercare nuove energie e dovranno essere davvero alternative. Intanto, l’incubo nucleare sembra non avere fine.